OSTEOPOROSI E OSTEOPENIA: UN NUOVO ESAME DI DIAGNOSI E PREVENZIONE
Nel corso degli anni queste malattie stanno interessando fasce della popolazione sempre più giovane, per cui sta diventando prioritario contrastare la cosiddetta osteoporosi giovanile che colpisce i giovani a partire dai 20 anni in su. Oltre che con la tradizionale DEXA, oggi è arrivato un nuovo esame per prevenire l’osteoporosi, veloce, innocuo e affidabile.
In Italia si stima che l’osteoporosi colpisca 3.5 milioni di donne e 1 milione di uomini.
I dati dicono che ne soffre 1 donna su 3 e 1 uomo su 5.E’ una malattia silente e graduale e, proprio per questo, a volte non è facile riconoscerne i sintomi. E’ fondamentale, quindi, agire in tempo e diagnosticarla in modo precoce prima che prenda il sopravvento.
- Cos’è l’osteoporosi
- Cos’è l’osteopenia
- Fattori di rischio
- Diagnosi: la nuova densitometria ossea ecografica
- Significato dei valori T-score
- Vantaggi e svantaggi rispetto alla DEXA
- A quale età eseguirla
- Come curare l’osteoporosi
- Dove eseguire l’esame
Cos’è l’osteoporosi
E’ una malattia delle ossa causata da una riduzione importante della densità minerale ossea (BMD).
E’ una malattia scheletrica sistemica, ovvero colpisce tutto lo scheletro, ed è caratterizzata da un aumento della fragilità ossea e, conseguentemente, del rischio di fratture.
Tale indebolimento delle ossa è dovuto sia ad una riduzione quantitativa della massa ossea, che ad alterazioni della struttura dell’osso stesso.
Si riconosce una forma primaria – che colpisce le donne dopo la menopausa o comunque le persone anziane – e delle forme secondarie, conseguenza di numerose patologie o terapie.
Cos’è l’osteopenia
E’ il livello di malattia precedente all’osteoporosi, la cui gravità è meno forte rispetto a quest’ultima. L’osteopenia è una condizione in cui le ossa sono più deboli della normalità, ma non tanto come lo sono in uno stato di osteoporosi.
Anche l’osteopenia è graduale e silente, e se non curata in tempo può evolvere nei casi più gravi in tumore alle ossa, artrosi o osteoartrite. E’ quindi importante fare il possibile per salvaguardare il più possibile la salute delle nostra ossa per fare in modo che non si indeboliscano eccessivamente.
Fattori di rischio
Il deterioramento osseo può dipendere da molteplici fattori, sia genetici che legati allo stile di vita, o da condizioni di salute particolari, per questo è indispensabile valutare clinicamente il paziente per avere una panoramica generale della situazione.
- Età: l’osteoporosi aumenta progressivamente con l’età.
- Stile di vita non corretto: fumo, alcool (> 3 unità al giorno), sedentarietà, ridotto apporto alimentare di calcio, eccesso di sale nella dieta.
- Sesso femminile: ha un rischio di ammalarsi 3.5 volte maggiore rispetto al maschio.
- Menopausa precoce (< 45 anni).
- Carenza di Vitamina D.
- Predisposizione genetica.
- Uso di farmaci: Corticosteroidi, Antidepressivi, Antiacidi, Anticoagulanti, Diuretici, Anticonvulsivanti, Ormoni Tiroidei, Immunosoppressori, Anti Diabetici, Anti Retrovirali, Anti aromatasi.
- Patologie coesistenti:
- Malattie endocrine (diabete, ipertiroidismo, Sd. Cushing, iperparatiroidismo)
- Malattie gastro-enteriche (epatopatie, celiachia, malattie infiammatorie croniche intestinali, by-pass gastrico, resezione gastro-intestinale)
- Malattie reumatiche (lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, artrite psoriasica, sclerodermia, connettiviti)
- Insufficienza renale cronica
- Malattie neurologiche (Parkinson, sclerosi multipla, distrofie muscolari, esiti invalidanti di ictus)
- Depressione
- AIDS
- BPCO
- Anemia, emofilia, talassemia
- Malattie mielo e linfo proliferative (mielomi, leucemie)
- Gammopatie monoclonali
Diagnosi: la nuova densitometria ossea ecografica
Una completa diagnosi di osteoporosi prevede un inquadramento clinico, esami di laboratorio specifici e l’esame di densitometria ossea.
Il metodo più consolidato ad oggi è la densitometria ossea, la cosiddetta DEXA o MOC che, attraverso l’emissione di raggi X a bassa dose, fornisce un valore di densità minerale ossea (BMD) delle vertebre lombari e del femore.
Oggi è disponibile un esame innovativoche si chiama DENSITOMETRIA OSSEA ECOGRAFICA.
Si basa su una nuova tecnologia, la cosidetta R.E.M.S.(Radiofrequency Echographic Multi Spectrometry) che utilizza gli ultrasuoni e non radiazioni.
Tale esame ha dimostrato di fornire risultati paragonabili alla DEXA, con il vantaggio di non essere dannosa e di poter essere ripetuta frequentemente sia per la prevenzione che, quindi, per il monitoraggio durante l’eventuale avanzamento della malattia.
Questo esame avviene infatti tramite ecografia, dura pochi minuti e viene effettuata sui due distretti della DEXA, ovvero vertebre lombari e del femore.
Consente di determinare la gravità della malattia se è già presente, di prevedere il rischio di fratture successive a 10 anni tramite il calcolo DeFra, e di monitorare i cambiamenti ossei nel tempo.
Questo esame aiuta da un lato il paziente a capire se sta sviluppando la malattia e, quindi, quando preoccuparsi ed intervenire, dall’altro fornisce un’informazione molto utile al medico per la scelta del trattamento o della terapia più adeguati.
Significato dei valori t-score
La densitometria ecografica fornisce il medesimo indice della DEXA, ovvero il valore t-score, ovvero il numero di deviazioni standard della densità dell’osso rispetto al giovane adulto. Questo indica lo stadio della malattia:
- Normalità: se il T-score è compreso tra +2.5 e -1.0 DS
- Osteopenia: se il T-score è compreso tra -1.0 e -2.5 DS
- Osteoporosi: se il T-score è inferiore a -2.5 DS
Vantaggi e svantaggi rispetto alla DEXA
I vantaggi della densitometria ossea ecografia sono:
- Utilizza ultrasuoni e non raggi X, quindi non è dannosa per la salute.
- E’ ripetibile nel tempo, anche più volte in un anno.
- E’ eseguibile in età giovanile, a partire dai 20-25 anni in un’ottica di prevenzione.
- Non ci sono liste di attesa.
Invece gli svantaggi sono:
- E’ un esame non convenzionato con il Sistema Sanitario Nazionale
- Non rientra nei criteri di rimborsabilità secondo la nota 79 (che prevede il rimborso dei farmaci per osteoporosi).
A quale età eseguirla
Questa tecnologia può rivoluzionare il mondo della diagnosi dell’osteoporosi perchè è una metodica che si può effettuare sin dall’età giovanile.
- a partire dai 20-25 anni, a scopo prettamente preventivo, per capire qual’è la situazione di partenza della salute ossea. In questa fascia d’età, infatti, si raggiunge il picco di massa ossea che poi andrà a degradare nel corso del tempo.
- Nelle donne: dopo la menopausa
- Negli uomini: a partire dai 60-65 anni
- A qualsiasi età in presenza di pregresse fratture da fragilità, di riscontro radiologico di osteoporosi o di uso di farmaci osteopenizzanti o malattie associate ad osteoporosi.
- Nella donna in postmenopausa o nell’uomo di oltre 60 anni in presenza di fattori di rischio (menopausa prima dei 45 anni o periodi di amenorrea premenopausale >6 mesi, inadeguato introito di calcio o condizioni di rischio per ipovitaminosi D, periodi prolungati di immobilizzazione, fumo, abuso di alcool, magrezza, familiarità).
Come curare l’osteoporosi
Non esiste una terapia per guarire, ma si può curare limitandone il processo di avanzamento.
L’UNICA VERA TERAPIA E’ LA PREVENZIONE.
Gli interventi utili a limitare l’avanzamento dell’osteoporosi riguardano diversi aspetti:
1. In primis, laddove esistenti, è importante eliminare o almeno RIDURRE FORTEMENTE I FATTORI DI RISCHIO (fumo, alcool, sedentarietà, dieta inadeguata, etc…).2. ALIMENTAZIONE: l’apporto medio giornaliero di calcio è insufficiente e questo peggiora negli anziani, per cui il primo intervento terapeutico è correggere l’introito di calcio, meglio se con la dieta (con la quale non si rischiano i calcoli renali) che con gli integratori, riservando questi ultimi ai casi di inefficacia della dieta (max 500-600 mg/die). Occorre poi controllare l’assunzione di sale, questa mediamente in eccesso nella nostra popolazione. Infine, assumere correttamente e costantemente gli alimenti contenenti vitamina D (pesce grasso come salmone e pesce azzurro, olio di fegato di merluzzo, uova), sebbene il contenuto sia scarso e prevalga la sintesi di vitamina D da parte del nostro organismo.
3. VITAMINA D: mediamente la popolazione italiana è carente in vitamina D. La dieta (se corretta) contribuisce per circa il 20%, mentre l’80% deriva dalla sintesi cutanea mediata dall’esposizione alla luce del sole. E’ opportuno misurare i valori ematici di vitamina D, in modo da evidenziare eventuali stati carenziali e adottare la terapia integrativa, laddove necessaria, che si basa sull’assunzione della vitamina D, preferibilmente per bocca, a dosaggi e frequenze di assunzione dipendenti dai valori ematici.
4. ATTIVITA’ FISICA: le sollecitazioni meccaniche dello scheletro sono uno stimolo efficace alla mineralizzazione dell’osso. Ecco perché periodi di prolungata immobilità rappresentano un fattore di rischio per osteoporosi, fino all’estremo degli astronauti nello spazio che al rientro sperimentano spesso valori di densità minerale ossea molto ridotti. E’, quindi, indispensabile praticare regolare attività fisica. Secondo gli studi, un esercizio regolare con impatto al suolo (tipo una camminata o una corsetta) è in grado, nelle donne in menopausa, di prevenire dell’1% all’anno la perdita di densità minerale ossea.
5. TERAPIA FARMACOLOGICA: esistono più tipologie di farmaci, che in generale si dividono in anti-riassorbitivi (bloccano la perdita di massa ossea), in anabolici (facilitano la produzione di nuovo tessuto osseo) e farmaci con doppia azione.
5.a) Anti-riassorbitivi: tra questi, i più impiegati sono i BIFOSFONATI, molecole che si fissano all’osso e bloccano l’azione degli osteoclasti, le cellule deputate al riassorbimento dell’osso. Per questo, si sono dimostrati in grado di sono in grado di aumentare la densità ossea vertebrale in 3 anni del 6-10% e di prevenire le fratture vertebrali e non vertebrali (incluse quelle di femore) di circa il 40-50% in 3 anni. Si assumono prevalentemente per bocca, con alcune precauzioni che dovrebbero limitare il rischio di esofagite. La durata della terapia è variabile in funzione della situazione clinica e densitometrica iniziale.
Recentemente sono stati introdotti farmaci nuovi, tra cui il DENOSUMAB, anticorpo monoclonale che blocca anch’esso l’attività degli osteoclasti.
5.b) Anabolici: la TERIPARATIDE è un frammento attivo di ormone paratiroideo che, somministrato sottocute tutti i giorni, stimola la formazione di nuovo osso. Di norma si utilizza come seconda scelta per inefficacia o impossibilità ad assumere bifosfonati.
5.c) Farmaci a doppia azione: il ranelato di stronzio agisce sia in senso anti-riassorbitivo che anabolico, tanto da essersi dimostrato capace di ridurre il rischio di fratture vertebrali, non vertebrali e di femore in donne con osteoporosi postmenopausale. E’ soggetto ad alcune controindicazioni, per cui va prescritto dal medico dopo una valutazione anamnestica accurata e, di norma, rappresenta una seconda scelta terapeutica in caso di fallimento o impossibilità ad assumere le terapie di primo impiego.
5.d) Terapia ormonale sostitutiva della menopausa (TOS): gli estrogeni, da soli o in associazione al progesterone, aumentano la massa ossea in donne in menopausa. Essendo una terapia ormonale e, come tale, potenzialmente portatrice di effetti collaterali anche gravi, va valutata nel complesso del quadro clinico e in collaborazione con il ginecologo di riferimento e comunque, va eventualmente assunta per un periodo limitato di tempo. Esistono anche dei farmaci – i cosiddetti modulatori selettivi del recettore estrogenico o SERMs – che mimano gli effetti degli estrogeni a livello osseo (portando, quindi, i benefici sopra descritti), agendo invece da bloccanti per tali ormoni a livello di altri tessuti, specie della mammella e dell’utero (limitando i possibili effetti collaterali).
Dove eseguire l’esame
Al momento sono pochi i centri in Italia dotati di questa tecnologia.
Io l’ho acquisita recentemente e al momento è possibile prenotarla presso il Primus Forlì Medical Center (FC).
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